TAVOLA ROTONDA

IL COLLOCAMENTO MIRATO: 
SITUAZIONE E PROSPETTIVE PER IL LAVORO AI DISABILI
Como 17 settembre 2005

(i testi non sono stati rivisti dai relatori)

Presidente Parodi: diamo subito la parola al primo relatore che è la dottoressa Lerna del coordinamento regionale gruppo Handicap della Cisl Lombardia e la ringraziamo molto per essere intervenuta.

Dottoressa Annette Lerna

Buongiorno opero sul territorio di Milano, per la Cisl di Milano e sono componente della commissione politiche del lavoro, per la provincia di Milano, e del sotto comitato disabili. Mi occupo di queste tematiche da anni. A Milano abbiamo un dato abbastanza significativo di 20.000 persone iscritte ai servizi per l'occupazione dei disabili per cui ritengo in questi anni di avere fatto un'esperienza significativa. 

Il mio compito è anche quello però di illustrarvi, a livello nazionale, qual'è lo stato d'attuazione della legge 68, per cui mi riaggancio alle cose che diceva Parodi. 

La legge è entrata in vigore nel 2000 e, ovviamente, gli effetti si vedono un po' nel tempo, non sono immediati. I dati, purtroppo, non sono recentissimi perché la relazione esposta dal ministro Maroni al 30 giugno del 2004 è relativa a dei dati sull'applicazione della legge nel biennio 2002 e 2003. Sono quelli che abbiamo a disposizione, vediamoli e poi facciamo delle considerazioni. 

Alla fine del 2003 risultavano iscritte 470.000 persone ai servizi per l'occupazione disabili su tutto il territorio italiano. Sempre nel 2003 sono state avviate al lavoro 28.000 persone. Un dato quindi significativo è il raddoppio, più o meno, degli iscritti rispetto al 1995, un anno che io ho preso a riferimento (sempre dati del ministero del lavoro) per capire se la legge, come pensavamo, ha prodotto un aumento molto importante delle persone che si iscrivono ai servizi per l'occupazione disabile, quindi cercano occupazione, e questo dai dati risulta. Il 92% delle persone che hanno trovato occupazione, e quindi le 28.000 del 2003, sono state avviate al lavoro nominativamente. H

o visto che dalla piccola dispensa che avete in cartellina, Parodi ha messo alcuni aspetti importanti della legge 68. Voi sapete che rispetto alla legge del passato, superata anche concettualmente, ci sono strumenti nuovi, uno di questi è la convenzione, che hanno portato ad inserimenti, non solo nominativi,  che avevano proprio l'obiettivo di incrociare le effettive capacità professionali, lavoro delle persone che la legge chiama disabili, con le esigenze anche delle aziende. Allora la convenzione, lo richiamo velocemente, è un accordo che un'impresa, che un'azienda pubblica o privata può fare con i servizi per l'occupazione ai disabili, che sapete di competenza della provincia, per pianificare gli inserimenti che la legge 68 la obbliga a fare. Faccio un esempio perché lo conosco direttamente, il comune di Milano era ampiamente scoperto, nel senso che qualche anno fa aveva una quota di 800 persone da inserire, quindi molte; con i servizi per l'occupazione ai disabili della provincia di Milano ha fatto questa convenzione, piuttosto lunga per la verità anche se abbiamo dato un parere favorevole anche noi del sindacato, che prevedeva otto anni per arrivare alla copertura di queste 800 persone, in una misura -  facciamo una media - di 70/80 persone all'anno. In quest'accordo sono previste anche le mansioni, il tipo di contratto, quindi ci sono anche dati relativi a come la persona disabile lavorerà nell'ambito, in questo caso, di un ente pubblico.

Lo strumento della convenzione, dai dati forniti dal ministro Maroni, ci porta a dire che ha funzionato. Che cosa invece, sempre dai dati che abbiamo, pare non abbia dato risposta. Non ha dato risposta la 68 alle persone disabili più fragili: parliamo delle persone con problemi psichici o con problemi mentali. Prendo a riferimento un dato che non è nazionale ma è quello di Milano, perché dati nazionali non ne abbiamo, a Milano siamo intorno al 40% degli iscritti e quindi di una percentuale piuttosto alta. Che cosa abbiamo fatto, sempre in uno sforzo collettivo (perché non riguarda soltanto le organizzazioni sindacali), voi sapete che in questo processo che deve portare non solo all'inserimento ma all'integrazione vera socio-lavorativa della persona disabile, gli attori sono tanti (la famiglia, un percorso d'istruzione e formazione,  che è strategico, i servizi preposti, quelli che hanno la delega:non solo la provincia ma anche i servizi per l'inserimento lavorativo, le associazioni che fanno mediazione al lavoro con cui collaboriamo). Noi del sindacato ci siamo proposti in un ruolo di sostegno nell'inserimento, ma soprattutto di mantenimento dell'occupazione delle persone disabili, perché purtroppo entrano ma a volte escono anche velocemente dal mondo del lavoro. Quindi la nostra responsabilità e il ruolo svolto è stato quello di sostenere e di stabilizzare questo inserimento. Aggiungo: possibilmente che questo sia un inserimento di qualità e dignitoso per la persona, che rispetti le sue capacità e che gli dia la possibilità di sentirsi davvero dentro un sistema dal quale spesso è allontanato. 

Tornando a noi, questo è un processo complesso e tutti devono fare la loro parte. Gli esclusi, passatemi il termine, sono queste le persone disabili più fragili. 

Voi avrete sentito parlare della legge 30, riforma del mercato del lavoro detta anche legge Biagi, questa legge contiene un articolo 14 che fa riferimento ad un'altra possibilità, ad un altro strumento, per andare incontro a queste persone ed offrire anche a queste persone più fragili e problematiche delle serie opportunità di lavoro. Su questo articolo ci sono stati molti mal di pancia, parlo soprattutto all'interno delle organizzazioni sindacali e anche alcune associazioni, perché si riteneva fosse un passo indietro. Questo articolo  prevede che un'azienda affidi un appalto e quindi un servizio ad una cooperativa sociale di tipo B, che ricordo sono cooperative speciali normate da una legge la 381, e che hanno un 30% di persone svantaggiate al loro interno e si occupano di inserimento lavorativo. Affidare un servizio, esternalizzare - ad esempio - il servizio delle pulizie ad una cooperativa da parte di un ente pubblico o di un'azienda.  La cooperativa sociale prende in carico le persone disabili più gravi, per la durata di questo appalto e noi pensiamo in un percorso propedeutico, se è possibile, per rientrare in un ciclo produttivo di un'azienda, allora questo articolo 14 prevedeva un accordo, che noi chiamiamo in gergo convenzione quadro, e che a Milano è stato fatto prima di altri territori perché abbiamo il grosso problema che vi dicevo prima. La convenzione è stata stipulata dalle centrali delle cooperative, le più rappresentative e quindi la lega delle cooperative la Conf-cooperative, dalle associazioni imprenditoriali più significative come Assolombarda, l'associazione piccole e medie imprese, dai tre sindacati Cgil Cisl e Uil e dalla Provincia. 

Questo era uno strumento, sebbene molto dibattuto, che doveva dare una risposta a queste persone. Ad oggi, per la provincia di Milano, si parla di 16 possibili inserimenti. Perché vi porto questa esperienza? Perché io credo che il problema sia la qualità del lavoro. Ma siamo in grado di dare risposte a tutte le persone disabili? A maggior ragione quelle più fragili che non hanno un'autonomia, che hanno delle residue capacità veramente difficili da gestire perché comunque sono persone che in un momento possono esprimere le loro capacità, ma un momento dopo non le possono esprimere perché hanno bisogno di cure, di riabilitazioni, e quindi vanno accompagnate? Ecco questo era solo un altro degli strumenti che abbiamo messo in campo per creare sinergia, come si usa dire, tra la legge 68, che credo conosciate e che ormai comincia ad essere una legge che ha già 5-6 anni sulle spalle, e una legge un po' più nuova del 2003 che prevedeva questo strumento. 

Sempre nell'ambito della legge 30 e del decreto attuativo 276 che contiene questo articolo 14 di cui molti parlano sono previste anche molte risorse.  Quindi si trattava di mettere insieme queste leggi. C'è un aspetto che nella legge 30 a me non piace. Questo che vi dico è a titolo personale e anche per l'organizzazione che rappresento. Quando si parla di contratti di inserimento, si parla di persone disabili e si dice che si possono inquadrare anche due livelli inferiori! Non mi sembra di poter dire che sia un passo avanti, non è la 68 e ribadisco, è sempre la legge di riforma del mercato del lavoro e il suo decreto. Molti la chiamano Biagi, noi che abbiamo conosciuto Biagi non siamo convinti che sia del povero Biagi, forse è stata un po' stravolta. Ecco questo non credo che vada bene, perché se siamo disponibili come sindacato, come Cisl in particolare, a contrattare, a arrivare ad accordi, che forse non ci convincono del tutto, ma possono essere una possibilità, questo articolo invece non ci convince neanche un po'.

L'ultimo aspetto: noi siamo in presenza di risorse eccezionali, credo che poi anche il responsabile del centro per l'impiego per la provincia di Como accennerà, siamo in presenza di molte risorse da poter spendere per quanto riguarda l'inserimento lavorativo delle persone disabili. È stato infatti sbloccato, con la legge regionale 13, il fondo regionale disabili che era fermo da un po' di anni (3-4 anni). Era arrivato ad una cifra considerevole a livello regionale: per la Lombardia, se non ricordo male, 24 milioni di euro; a Milano ne sono arrivati 1.300.000, ma poi ci sarà chi sarà più preciso di me. Queste risorse sono state, poi, successivamente ripartite sulle misure del piano per l'occupazione disabili che le province hanno predisposto, compresa quella di Como. Sono risorse importanti, devono essere spese per il sostegno a tutto campo, c'è dentro tutto: c'è la formazione, c'è la stabilità del posto di lavoro, attraverso l'abbattimento di barriere architettoniche, c'è la misura per le cooperative sociali, quindi il percorso che vi spiegavo prima, ci sono misure che davvero a 360°, secondo me, intervengono dall'inserimento alla stabilità, alla sensibilizzazione.

Questo è un altro passaggio importante, questo ci coinvolge come organizzazione sindacale perché vuol dire che all'interno dei luoghi di lavoro, dove le persone stanno per entrare o sono già inserite, noi dove siamo presenti con RSU facciamo anche dei percorsi interni di sensibilizzazione per far conoscere i tipi di disabilità. Lo dico, è un'autocritica, siamo consapevoli che a volte i colleghi di lavoro contribuiscano purtroppo all'espulsione, passatemi questo brutto termine, e quindi ci stiamo lavorando. Questo un po' anche a livello nazionale quindi non solo in alcune realtà, questo compete a noi, lo facciamo attraverso progetti, prima c'era il fondo sociale europeo adesso pare che le risorse anche lì si stiano esaurendo però abbiamo fatto molto per sensibilizzare tutte le persone che in qualche modo entrano in contatto sia per l'inserimento, sia durante l'attività svolta. 

Sempre sulle risorse, sulla misura che riguarda le cooperative sociali io temo che la regione ci abbia dato un po' troppi soldi, se penso a Milano, non so a Como, si parla di 2.100.000 euro, allora uno dei nei di questo processo, di questo strumento, di questo accordo che è sperimentale, quindi fra pochi mesi andiamo anche a verificarne i successi e gli insuccessi. 

Uno dei nei è, parlo di Milano, il fatto che le cooperative sociali, soprattutto nel nostro territorio, o non sono presenti nella città di Milano, dove invece ci sono il maggior numero di iscritti, oppure sono delle cooperative che in questo momento non sono in grado di offrire alle aziende attività a contenuto professionale un pochino più alto che non sia la manutenzione del verde, le pulizie e servizi generali in alcuni casi. In più la difficoltà anche di rapportarsi, parlo per Milano, con le istituzioni, i servizi che purtroppo scontano anche il taglio di risorse, perché spero che non sia vero quello che ho sentito sulla prossima legge finanziaria.

Detto questo penso che in un territorio più piccolo di quello di Milano questi strumenti possano avere delle possibilità vere, perché ho verificato, andando in giro per comuni ecc., che le istituzioni sono più veloci. Io resto convinta che si possono fare delle cose egregie. 

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