TAVOLA ROTONDA

IL COLLOCAMENTO MIRATO: 
SITUAZIONE E PROSPETTIVE PER IL LAVORO AI DISABILI
Como 17 settembre 2005

(i testi non sono stati rivisti dai relatori)

Assessore Alberto Frigerio

Grazie presidente.
Io vi preannuncio che non potrò restare tutta la mattina con voi perché proprio oggi, alle 11, verrà sul nostro territorio il ministro Storace per una visita all'ospedale Sant'Anna e per un incontro pubblico successivo. Essendo assessore alla sanità della provincia, e oltretutto di A.N., mi vedo costretto a ricevere il ministro, anche se è un piacere avere qui un ministro. 

Innanzitutto grazie a tutti voi, grazie particolarmente all'A.F.A. che ha organizzato questa giornata, giornata veramente importante perché qui oggi si parlerà di quelli che sono gli avviamenti al lavoro, del recupero di capacità anche di personale disabile per essere inserito nel mondo del lavoro. 

Il problema dell'inserimento nel lavoro è in questo momento particolarmente difficile ed effervescente. Vi rubo solamente cinque minuti per esprimervi quello che è una mia personale analisi su questo problema. 

Il mondo del lavoro è in questo momento gravato da due grossissimi problemi; il primo si può identificare nel fatto che nella vita alla quale siamo stati abituati, coloro che hanno vissuto e che hanno la mia età avevamo alcune certezze. Ad esempio: che il negozio di panettiere di fianco alla mia casa sarebbe rimasto un negozio di panettiere per tutta la vita e che avrebbe convogliato presso di lui un certo tipo di clientela. Questo permetteva a determinati operatori di avere una certezza sul futuro e di programmare la propria attività. Oggi quel negozio è affiancato da 1000 altre vetrine, che raggiungono casa mia con sistemi elettronici. Non c'è più la limitatezza territoriale che si aveva precedentemente. Il pane posso comprarlo dal mio panettiere o in 36 supermercati adiacenti che me lo mandano a casa tramite Internet. Vuol dire che si propone una difficoltà del mondo del lavoro, in questo momento, a programmare e, di conseguenza,  ad avere una sicurezza, quantomeno temporale. Questa certezza va via via scemando in quanto tutto il mondo è a distanza ravvicinata, indipendentemente dal punto in cui voi andiate a insediare una vostra attività. Questo vuol dire che la concorrenza si allarga, la concorrenza si fa violenta, e quindi non si sopravvive più per affezione con il cliente. Una volta esistevano rapporti che duravano per anni tra fornitore e compratore, ma oggi vengono riverificati tutti questi rapporti, vengono riconsiderati, e il mondo propone nuove opportunità all'operatore ma, allo stesso tempo, chiede rinunce su quello che sono le programmazioni. 

Il secondo discorso, che si inserisce, è che l'azienda a questo punto taglia, in maniera abbastanza consistente, quella che può essere considerata la propria formazione professionale. Io, nella mia azienda, ho sempre formato persone, tranquillo di poter contare su una certa fetta di mercato e tranquillo che avrei avuto bisogno per i prossimi 10 anni di 20 persone, di 30 persone di 40 persone. Quindi l'inserire due persone in formazione, pensando a dei turnover, era l'abitudine dell'imprenditore. Oggi le persone in formazione diventano un costo che troppo spesso non è giustificato. In un mondo del lavoro o degli ordini, o del mercato globale come si vuole chiamare, in cui l' indeterminatezza di quante persone avrò bisogno, mi mette in condizioni di non fare più io la formazione ma di attendere che qualcuno, che non so chi sia,  prepari i lavoratori che io avrò bisogno, se ne avrò bisogno, e non so per quanto tempo ne avrò bisogno. Quindi una rinuncia della formazione all'interno dell'azienda secondo me è in atto. Restano in formazione coloro che hanno altissima capacità tecnica specialistica, ma le mansioni più facili - secondo me - non trovano più posto, non trovano più i costi nelle aziende per coprire queste funzioni. 

Ecco perché quindi ritengo importantissimo quello di cui oggi discuterete, perché bisognerà iniziare a capire chi sarà colui che farà le formazioni. Il problema si aggrava quando noi andiamo a pensare di formare persone che abbiano ridotte capacità lavorative, persone sulle quali possiamo contare senza  pretendere il 100%, e quindi rinunciando anche ad una nostra parte di redditività del lavoro. Queste persone che hanno una formazione certamente più lunga del normodotato, queste persone gravano particolarmente su quelli che sono i bilanci delle aziende produttive. Da qui quindi un maggiore sforzo deve essere fatto dagli enti, un maggiore sforzo di preparazione di queste persone e delle alte specializzazioni.  In un mercato effervescente, in cui io non ho la determinatezza di quante persone lavoreranno per me nei prossimi cinque anni, si crea quella mobilità che spesso procura scompensi. E' altrettanto vero che se noi potessimo fare delle medie, e torno al riferimento del panettiere se a Como, se si mangiano 50 chili di pane, questi sono prodotti sul nostro territorio e prevedono 20 operatori. Che poi li faccia il panificio A o il panificio B, sta alla bravura dell'imprenditore nel farsi i clienti nuovi e nel disporre del personale idoneo. Inserendo invece il discorso della globalizzazione, non è così vero, perché il territorio del lavoratore - se pur preparato - non è più il territorio della provincia ma è un territorio molto più ampio. Mobilità. Voi vedete che in altre nazioni non esiste, come da noi, il concetto di abitazione, di casa, di proprietà in quanto il vincolo della proprietà in cui si risiede, è un vincolo troppo grosso rispetto la mobilità di chi deve prepararsi a trovare lavoro, oggi, a Como, domani, a Milano, dopo domani, a Genova. Noi siamo legati invece ancora al nostro territorio, siamo legati al fatto di avere l'abitazione in proprietà, siamo legati al fatto che ci piace vivere nella nostra zona, con qualche eccesso perché io vi assicuro che ho riscontrato anche qualcuno che mi ha detto non vengo a lavorare da lei perché lei ha l'azienda a Cernobbio, sa io abito a Maslianico e il percorso è lungo. 

Quindi,  dicevo, grande interesse nel capire chi dovrà sopportare l'obbligo della formazione e soprattutto capire come si formeranno queste persone. La Provincia di Como si è attrezzata, ha fatto dei collegamenti ormai in rete per tutto quello che riguarda il mondo del lavoro, io sono molto felice che oggi al tavolo dei relatori ci sia il dottor Ballabio, che è la persona che in provincia sta seguendo particolarmente questo lavoro con grande successo, perché il lavoro che hanno fatto gli assessorati della formazione e delle politiche attive del lavoro è stato enorme, l'hanno fatto in brevissimo tempo e l'hanno fatto molto bene. Quindi i miei complimenti al mio collega Tessuto oggi assente per motivi di lavoro, ma soprattutto i miei complimenti alla nostra struttura che ha saputo rispondere in brevissimo tempo a un problema così grosso. 

Saluto Patrizio Tambini, che è un nostro consigliere,  e nell'augurare a tutti voi un buon lavoro un ultimo ringraziamento per avere scelto la sede della Provincia come luogo di questo incontro. Con questo vi porto anche il saluto di tutta la giunta provinciale che ha riconosciuto questa giornata importante e meritevole del patrocinio della Provincia. Grazie.

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