TAVOLA ROTONDA

IL COLLOCAMENTO MIRATO: 
SITUAZIONE E PROSPETTIVE PER IL LAVORO AI DISABILI
Como 17 settembre 2005

(i testi non sono stati rivisti dai relatori)

Presidente Parodi:

Dopo aver sentito la relazione sugli interventi della regione Lombardia vogliamo parlare del nostro territorio: diamo la parola ad Umberto Ballabio, responsabile dei centri per l'impiego della provincia di Como. Grazie.

Dottor Umberto Ballabio

Il mio compito è un po' di illustrare la situazione di Como per quanto riguarda gli interventi a favore dei disabili. Non sono il diretto responsabile del servizio, però mi occupo di tutti i centri per l'impiego. 

Le cose che cercherò di dire, anche in modo sintetico, sono in parte già state  dette negli interventi precedenti nell'illustrare la legge. Intanto dobbiamo dire che questo servizio, penso lo sappiate tutti, è stato delegato alle province dal 99, dalla fine del 99, così come anche la legge è del 99. In quell'anno ci sono stati diversi interventi che sono andati a modificare profondamente i servizi per l'impiego in generale e quindi anche il servizio per i disabili. Credo che la scelta fondamentale, che sia stata fatta, sia stata quella di territorializzare, di trasferire queste competenze, che prima erano dello Stato e definite da una legge che aveva una sua struttura abbastanza rigida, in un sistema che fosse più vicino al territorio e che potesse essere più vicino ai bisogni delle persone.

Io credo che questa scelta, in generale, sia stata una scelta che è andata a buon fine, nonostante ci siano ancora tanti problemi. Le risorse sicuramente non sono ancora sovrabbondanti, soprattutto quelle dello Stato, per cui dal 99 la Provincia di Como su tutti i servizi, ma anche sui servizi del disabile, si è impegnata con le risorse che aveva, e che a volte non erano tantissime,  a riqualificare questi servizi così come prevedeva la legge (la legge 68). Si è cercato di passare, a quella che era la sostanza della legge 68, da un regime in cui gli avviamenti erano obbligatori, in qualche modo forzosi, a una regime in cui l'avviamento doveva essere il frutto di un processo, di un dialogo con l'azienda, alla ricerca di un consenso reciproco tra azienda e servizi. Si cerca insieme, da una parte, di individuare i posti disponibili, le professionalità di cui ha bisogno l'azienda mentre, dall'altra parte, i servizi devono individuare, tra i numerosi iscritti, quelle persone che, per le loro capacità residue, possono essere collocate in quest'azienda. 

Credo che questo processo ha dato e sta dando dei buoni frutti ed è un processo che sicuramente è stato apprezzato dalle aziende, perché vedono un atteggiamento diverso da parte dei servizi, meno burocratico, meno forzoso, si sentono meno costrette. Dall'altra sicuramente in questi anni anche le persone disabili hanno potuto beneficiare di numerosi servizi per accompagnarle nel l'inserimento lavorativo. Servizi che sono stati finanziati prevalentemente, in questi ultimi anni fino appunto all'anno scorso, coi fondi straordinari del fondo sociale europeo, che ha consentito alle province dal 2000, dal 2002 in avanti di svolgere, di approfondire il rapporto con l'utenza e quindi, attraverso i colloqui di orientamento, attività abbastanza specialistica rispetto alla conoscenza delle persone e delle loro competenze. Ora queste risorse sono un po' venute meno ma fortunatamente si è attivato questo fondo regionale, questo fondo nazionale che consente anche di portare avanti questi servizi, che sono essenziali per una politica di inserimento delle persone disabili. Conoscere chi si iscrivono alle liste, conoscere bene chi sono, quali sono le loro competenze, dove è meglio poterle inserire è essenziale per creare presupposti positivi al fine di un inserimento lavorativo non meramente assistenzialistico.

In questo processo di riqualificazione, in cui si è lavorato molto dobbiamo dire che in provincia di Como ma credo in tutte le province, si è lavorato molto in collaborazione con le associazioni, con le associazioni degli imprenditori, con le parti sociali, i sindacati, eccetera. Questo è stato uno di quegli aspetti che, a differenza di prima, ha aiutato e aiuta a risolvere i problemi concreti, ad affrontarli e vedere come risolverli nel migliore dei modi.Questo è un aspetto sicuramente favorevole alla promozione dell'inserimento delle persone disabili. 

Quali sono i dati. I dati di Como sono questi: a maggio giugno del 2005 gli iscritti sono 2839, le persone disponibili sono 1998 (i dati rispecchiano un po'  percentualmente quelli della provincia di Milano).  Il 62% delle persone sono disabili organici e il 38% non sono disabili psichici, quindi su queste 1833 persone, 1137 sono disabili organici e 696 sono disabili psichici. Questa è un po' la situazione di Como dal punto di vista dei numeri, 

In questi anni cosa si è fatto? Credo che un po' tutte le province hanno seguito le stesse attività e le stesse procedure. Innanzitutto anche qui ha funzionato e stanno funzionando bene le convenzioni con le aziende. Questo strumento della convenzione consente, in vari modi, di favorire l'inserimento anche graduale delle persone disabili. Attualmente in provincia di Como ci sono circa 800 convenzioni ex articolo 11 e si spera che vadano tutte a buon fine. Rispetto invece alle convenzioni articolo 14, anche in provincia di Como è stata fatta questa convenzione che consente alle aziende di assolvere all'obbligo dell'inserimento lavorativo della persona disabile attraverso l'affidamento di commesse all'esterno,  noi non ne stiamo facendo. E' sicuramente uno strumento bello ed incentivante sulla carta,  ma credo che la situazione del mercato, il nostro tessuto di aziende medio piccole e le produzioni in forte crisi in tutti i settori, dal tessile al legno, non abbiano favorito questa strada. La logica è: se si ha il lavoro anziché assumere si dà questa commessa all'esterno, ad una cooperativa, la cooperativa, per conto dell'azienda, assume una persona disabile per svolgere questo lavoro. La mancanza di commesse rende ovviamente problematico questo inserimento. Quindi anche noi staremo a vedere, per adesso non sta funzionando di fatto  nonostante ci sia stato una favorevole accoglienza anche da parte delle associazioni degli imprenditori. Però è uno strumento che è ancora sulla carta. Credo che una strada utile  da percorrere e da incentivare sia quella dell'affidamento diretto da parte degli enti pubblici alle cooperative sociali, come previsto dalla legge. Forse molti comuni ancora non lo usano, non è diffuso questo strumento. In altre regioni, abbiamo sentito in Piemonte, è più diffuso. La possibilità che ha un comune nell'appaltare i propri servizi, secondo procedure di trasparenza, di riservare una quota dei servizi che devono affidare all'esterno direttamente in convenzione ad una cooperativa sociale, la quale ovviamente si avvale nel suo organico di persone disabili, è un buon presupposto. Questa è un po' la strada che si potrebbe percorrere anche concordandola con i servizi sociali. 

L'altra grossa novità della 68, che sicuramente ha aiutato sia l'inserimento che le aziende che inseriscono, è l'incentivo economico. Anche se, qualora dovessimo andare a regime con tutti gli inserimenti, non basterebbero queste risorse, per cui dovranno essere organizzate meglio. Quest'ultima risorsa che stiamo gestendo, fortunatamente per i disabili, si sta affermando, e spero che continui con un buon esito. Questo fondo regionale nazionale, che va a finanziare servizi a favore dei disabili e va' a favorire ed incentivare l'inserimento delle persone disabili, è da preferire rispetto ai finanziamenti europei soprattutto per le garanzie nel tempo che dovrebbe offrire.

Il piano che stiamo realizzando in provincia di Como, che è praticamente simile a tutte le altre province, è partito alla fine del 2004 e fino ad oggi prevede vari strumenti, che stanno funzionando, e prevede dei percorsi per inserimento personalizzato per cui è stato previsto nei bandi. Le cooperative sociali ma anche le imprese possono richiedere, presentando un piccolo progetto che viene valutato dal servizio, un percorso di inserimento e prevede più strumenti: dentro questo percorso in genere c'è un'attività di colloquio, di orientamento, ma anche un'attività, poi, di tutoraggio e di una borsa lavoro. Attualmente su questo piano, che stiamo realizzando, siamo al 50% delle risorse, che appunto sono 1.388.000,00 euro, e sono state già realizzate circa 100 borse lavoro per cui sono state avviate 100 persone. Sono state previste in questo piano attività brevi e anche più lunghe di formazione, le attività più lunghe sono tre corsi di formazione e poi, appunto, sono previste attività di servizi per accompagnamento delle persone disabili, sempre pagate dalla Provincia e da questo fondo. 

Questo è un po' quello appunto che si sta facendo e credo che l'esito complessivo sia buono: il sistema credo si stia consolidando. Il problema resta, anche per noi, quello di inserire i disabili psichici, per loro va fatta una riflessione, anche d'accordo con gli altri servizi dell'Asl, per capire quali sono i percorsi per migliorare i processi di inserimento di queste persone. 

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